A spasso per vicoli e piazzette, lungo gradinate a picco sul mare, bighellonando nella bora che spezza il fiato e pulisce l’aria. Un puzzle di una Trieste ricolma di storia, curiosità, contraddizioni ed ironica tenerezza. C’era una volta la Trieste di Joyce, Svevo e Saba…
JOYCE A TRIESTE. “La mia anima è a Trieste”. Così scrive James Joyce. Nato a Dublino nel 1882, arriva, per la prima volta, alla Stazione Ferroviaria triestina, con la sua compagna Nora, nel 1904. La città si rivela presto un luogo notevole della sua vita. È qui che matura e cresce come autore. Insegna lingua inglese. Dapprima alla Berlitz School dove conosce Italo Svevo che diventa suo amico. E, negli ultimi anni di permanenza in città, alla Scuola Revoltella, grazie all’interessamento dello stesso Svevo. Collabora poi con il giornale triestino, Il Piccolo. Frequenta vie, teatri, cinema e soprattutto Caffè letterari e Pasticcerie in cui perfeziona pensieri che si fanno pagine divenute poi famose. Trieste gli è riconoscente e dedica allo scrittore una statua e pure un Museo
SVEVO A TRIESTE. A Trieste, in una famiglia borghese ebraica nasce, nel 1861, Aron Hector Schmitz, noto ai più come Italo Svevo. Dopo aver frequentato la Scuola Superiore di Commercio Revoltella, per quasi un ventennio il suo lavoro è nella filiale triestina della Banca Union di matrice viennese. Ma la sua vera passione è la letteratura che lo guida spesso verso altri luoghi della città, quali i circoli artistici, le biblioteche, i Caffè letterari e le redazioni di giornali locali. Tale amore per la narrativa lo nutre e coltiva con costanza fino a che non arriva a ricoprire un ruolo considerevole nell’azienda di vernici speciali Veneziani, di proprietà della famiglia omonima di sua moglie Livia. Questo incarico lo porta a viaggiare di frequente anche all’estero e sente l’esigenza di migliorare il suo livello di conoscenza della lingua inglese. Così, si iscrive alla Berlitz School e incontra Joyce che qui vi insegna. Sono i primi anni del ‘900. L’autore irlandese instilla in Svevo una forte dose di fiducia riguardo alle sue capacità di scrivere testi, fiducia che, negli anni, era venuta dissolvendosi, per via anche dell’iniziale insuccesso dei primi due romanzi: Una vita (1892) e Senilità (1898). Molto probabilmente, La coscienza di Zeno, il suo capolavoro, è figlio anche di questa ritrovata fiducia. Come pure della scoperta della psicoanalisi freudiana. Muore nel 1928, ormai riconosciuto, dalla critica e dal pubblico, per il valore della sua opera, Trieste lo ricorda con una Statua e anche con un Museo
SABA A TRIESTE. Umberto Saba nasce nel 1883, nel ghetto ebraico di Trieste. Trieste e la sua gente, la nevrosi, il popolo, la cultura e le tradizioni ebraiche, il dolore, l’adolescenza, l'amore e la poesia sono gli argomenti che senza sosta approfondisce e che tipicizzano la sua lirica scaturita poi nel suo Canzoniere. Nei primissimi anni di vita, Saba viene affidato alle cure di una balia slovena di origine cattolica. In seguito, essendo solo, sin dalla nascita, con la sua mamma, tutti e due vanno a vivere con la zia Regina, che gli lascia una cospicua eredità tanto da permettersi degli studi a Pisa e di vivere di rendita fino agli anni ’20 circa. Nel 1919, va a lavorare al Cinema - Teatro Italia, gestito dal fratello di sua moglie Carolina Wolfler, sposata nel 1909. Per poi aprire la sua Libreria Antiquaria che sarà la sua occupazione, assieme alla scrittura, per tutta la sua vita adulta e senile. Un luogo che frequenta quotidianamente è il Caffè - Latteria da Walter, sito di fronte alla libreria. Un altro, il Caffè Tommaseo che cita nei suoi scritti con il suo nome di allora, ovvero il Caffè dei Negozianti. Già dai tempi universitari manifesta i primi sintomi di una nevrastenia che lo accompagna per tutta la vita. Nel 1921 esce la prima versione del suo Canzoniere, ossia la raccolta di tutta la sua produzione poetica che continuerà a lavorare e modificare lungo tutto il corso della sua esistenza. Alla Biblioteca Civica di Trieste è conservato il primo manoscritto, detto Canzoniere del 1919.